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AI e deep learning, un primo importante successo
Il nuovo Google Translate non analizza le singole parole ma guarda al contesto.
Famoso per le sue traduzioni poco accurate e talvolta imbarazzanti, tanto da essersi attirato nel corso degli anni – proprio a causa degli errori di traduzione più bizzarri – ogni genere di commenti, Google Translate si sta riprendendo la rivincita con traduzioni sempre più valide, paragonabili a quelle dei più bravi traduttori in carne ed ossa.
Basta provare, per rendersi conto di ciò.
Tutto è iniziato poco più di due anni fa quando Google ha annunciato una modifica radicale del programma utilizzato, ovvero il passaggio dal precedente sistema “phrase-based” al nuovo Google Machine Neural Translation (GMNT).
La precedente versione di Google Translate considerava una parola per volta, per poi tradurla e riordinare i lemmi nell’ordine grammaticale corretto con le regole sintattiche e semantiche proprie di ogni lingua che venivano ricavate dal sistema grazie all’analisi di un altissimo numero di testi già tradotti e memorizzati. L’enorme numero di eccezioni tipiche di ogni lingua e l’intrinseca ambiguità di molte parole rendevano però poco preciso il risultato.
Il nuovo Google Translate, invece, non analizza le singole parole, ma guarda al contesto: selezionando intere sequenze di frasi come unità di base, impara a tradurre grazie ad un iniziale training in cui propone traduzioni e riceve dai programmatori dei feedback sulla precisione del risultato. Grazie alle migliaia di traduzioni fornite, il programma individua il significato di ogni espressione più adatto a ciascun contesto.
È proprio questo tipo di apprendimento basato sull’esperienza a rendere l’intelligenza artificiale simile al cervello umano, che funziona più su base intuitiva-deduttiva che non utilizzando regole pre-programmate. In questi due anni Google Translate ha migliorato continuamente le proprie capacità, facendo tesoro dell’esperienza quotidiana e fornendo traduzioni sempre più performanti. Oggi, secondo un sistema oggettivo di valutazione delle traduzioni, c’è ancora un leggerissimo vantaggio dell’uomo sulla macchina, ma è solo questione di tempo.
Gli sviluppi di una efficiente traduzione automatizzata sono ancora tutti da scoprire, anche perché il passaggio al “parlato” è praticamente immediato, con tutti i risvolti del caso.
Per il momento prendiamo nota di questa prima, convincente, prova dell’intelligenza artificiale.
Arsenio Spadoni
Sommario
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